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Adesione a gruppo d’acquisto
”Resistenza Casearia”

Slow Food propone l’adesione al gruppo d’acquisto “Resistenza Casearia”
. Propone l’acquisto di un prodotto di un Presidio: 3 kg
appartenenti a 3 diverse annate di Bitto del Presidio Slow Food (2008,
2009, 2010), uno dei migliori formaggi d’alpeggio d’Italia.

Perché Slow Food ha deciso di attivarsi per stimolare la partecipazione a
gruppi di acquisto? Il gruppo Resistenza Casearia infatti non prevede alcun
utile per Slow Food, solo – come per tutti i gruppi di acquisto- un piccolo
rimborso per le spese di gestione degli ordini e il confezionamento dei
pacchi.

L’idea è nata nella scorsa estate quando, nel momento più grave della crisi
della pastorizia (ricordate? i pastori sardi bloccarono aeroporti e
autostrade) alcuni produttori di pecorini Presidio Slow Food sardi e
abruzzesi ci informarono che gli ordini erano molto più scarsi degli anni
precedenti e che era sempre più difficile per loro lavorare. Decidemmo di
aiutare la loro resistenza casearia, e al Salone del Gusto lanciammo il
primo gruppo di acquisto che ebbe un grande successo.

“Resistenza Casearia” ritorna oggi e propone di sostenere il Presidio
del Bitto Storico, i cui 13 produttori delle valli storiche del bitto hanno
investito direttamente fondi propri per ristrutturare una stagionatura
collettiva e iniziare a vendere autonomamente il Bitto, scommettendo sulla
propria capacità di resistere su un mercato che lascia poco spazio ai
piccoli.

Se si vuole dare una speranza a migliaia di piccole aziende bisogna fare
resistenza: una solidale “resistenza casearia”. Per ristabilire la dignità
di produrre secondo tradizione, conservando razze antiche, proteggendo dal
degrado territori incontaminati. Guadagnando il giusto. 

Aderire al gruppo di acquisto vuol dire:
acquistare il pacco di 3 kg di Bitto del Presidio a 115 € più le spese di
spedizione (9 € , il tutto Iva compresa). Oppure, se volete, quantitativi
maggiori. Le spese di spedizione per pacchi da 10 a 30 kg sono di 11 €.

E’ possibile fare l’ordine – pagando con carta di credito o bonifico
bancario - sul sito di Slow Food (www.slowfood.it) nella sezione
“Resistenza casearia”

http://content.slowfood.it/upload/C2744B8818e1619A4DPyr2BF4655/files/resistenza_casearia_bitto.pdf

Riceverete ovviamente la fattura insieme al formaggio.

Per maggiori informazioni sul progetto puoi scrivere a:
infopresidi@slowfood.it

Se vuoi contattare direttamente i produttori puoi scrivere a:
info@formaggiobitto.com, e puoi comperare direttamente da loro (i prezzi
possono essere leggermente diversi perché l’offerta del gruppo d’acquisto
Resistenza Casearia è stata fatta in seguito alla prenotazione di quantità
importanti). Senza dubbio, se andrai personalmente ad acquistare il
formaggio a Gerola Alta (www.formaggiobitto.com), lo pagherai di meno
perché i produttori incoraggiano chi è disposto a fare molta strada per
raggiungerli.

Puoi anche acquistare una forma dell’estate 2010 per regalarla a un amico
per una ricorrenza speciale (le forme possono essere anche “personalizzate”
) e lasciarla in custodia nella stagionatura per più anni, oppure fare un
investimento particolare: la stagionatura funziona anche come una specie di
“banca del formaggio”: dopo alcuni anni è possibile rivenderla a un prezzo
superiore.

Ma soprattutto conoscerai direttamente i produttori, potrai bere un
bicchiere di vino e degustare il formaggio nel locale del Presidio.

Un cordiale saluto e grazie !

Per chi vuole approfondire, alcune informazioni sul progetto del Presidio:

Il Bitto è l’unico formaggio italiano prodotto direttamente sui pascoli,
pochi minuti dopo la mungitura, con tecniche di produzione invariate da
secoli. Dal 2003 è un Presidio Slow Food e il suo regolamento è molto
rigoroso: vieta i mangimi e gli integratori nell’alimentazione degli
animali, i fermenti nella lavorazione, e i suoi aderenti producono
nell’area storica del Bitto: le due valli di Albaredo e Gerola, sulle Alpi
Orobiche in Lombardia. Ogni mattina d’estate i malgari raggiungono le loro
vacche sui pascoli, si accovacciano al loro fianco e le mungono. Quando
hanno finito con le vacche, mungono le capre, che appartengono a una razza
locale dal pelo lungo e dalle grandi corna ricurve: la capra della
Valgerola. Portano poi il latte nei calècc – gli antichissimi circoli di
pietra riparati da una tenda – e lo versano nella caldaia, appesa sul
fuoco. Pian piano il latte si intiepidisce. I pastori aggiungono il caglio
e aspettano. Poi tirano su la cagliata con un telo, la mettono in una forma
di legno, la salano e la lasciano asciugare. Quando i pascoli sono esauriti
caricano la caldaia in spalla e si spostano più in alto, fino a 2000 metri
di altitudine. Seguono il ritmo degli animali e del sole. Trascorrono
l’estate in solitudine, ripetendo gesti misurati e precisi. Sono gente
fiera, legata a questa tradizione in modo viscerale, e da anni combattono
per preservarla.

Il loro lavoro di conservazione di un sistema pastorale straordinario, di
una cultura, e di un formaggio simbolo della cultura alpina deve essere
giustamente remunerato.

Il Consorzio per la salvaguardia del Bitto Storico, che riunisce 13
caricatori d’alpe, valuta e marchia, con il nome dell’alpeggio, le forme
idonee alla stagionatura e paga ai soci malgari a un prezzo fisso
concordato annualmente, le forme sono poste poi ad affinare nella
stagionatura comune a Gerola Alta (So). Qui invecchiano tre, quattro anni
(alcune forme raggiungono anche i dieci anni). Alla fine di ogni anno i
malgari partecipano anche alla divisione degli utili conseguiti dal
Consorzio grazie alla vendita collettiva del formaggio.